La diffusione della pandemia da COVID-19 ha costretto di fatto i governi in tutto il mondo – e l’Italia non ha fatto eccezione – ad adottare misure altamente restrittive, quantomeno per contenere i contagi.
Misure che hanno colpito profondamente l’economia a livello globale e in particolar modo il settore manifatturiero, che ha dovuto far fronte ad una riduzione della domanda e quindi a un calo degli acquisti, soprattutto di beni durevoli o non essenziali, aggravata dalla chiusura degli esercizi commerciali durante il periodo di lockdown; alla diminuzione dell’export a causa delle chiusure delle frontiere come alla riduzione dell’offerta di prodotti manifatturieri dovuta alla chiusura temporanea delle attività produttive, per consentire la sanificazione dei locali e la messa in sicurezza degli impianti. Inoltre, il rallentamento e, in alcuni casi, il blocco della catena logistica ha comportato ulteriori difficoltà di approvvigionamento delle materie prime e dei semilavorati.
Nel trimestre giugno-agosto, complice la fine del lockdown e la graduale riapertura delle attività produttive e commerciali, sia la produzione che il fatturato manifatturiero hanno mostrato chiari segni di recupero, se pure con una solo parziale risalita dei dati economici della manifattura.
La resilienza delle filiere passa attraverso dati e connettività
Tutto ciò, come spiega Reid Paquin, Research Director from IDC, ha indotto molte imprese a ripensare e riprogettare le modalità e le strategie a cui sottende la definizione di nuovi e alternativi modelli di business che consentano di rispondere in modo rapido ed efficiente ai cambiamenti del mercato, in termini di resilienza aziendale, operativa. Un atteggiamento che IDC aveva visto imporsi nel periodo antecedente ai primi casi di Sars CoV 2, ma che sicuramente ha subito un’accelerazione degna di nota diventando ora come ora una priorità chiave non solo per garantire la business continuity, bensì per compiere quella trasformazione digitale dell’industria che passa attraverso supply chain in grado di affrontare eventi e imprevisti senza subire interruzioni, blocchi o rallentamenti o comunque mitigare l’impatto di eventuali disruption.
Questa è l’esatta mentalità che influenza ed influenzerà gli obiettivi e gli investimenti che i produttori faranno per tutto il 2021 e oltre. Una delle aree che è salita alla ribalta e continuerà a rivestire un ruolo considerevole riguarda l’attenzione legata ai dati e alla connettività, che grazie all’implementazione di tecnologie come Internet of Things (IoT), 5G, Edge computing e quelle che attengono all’area della sicurezza vedono aumentare gli investimenti in tutta la produzione. Altre tendenze chiave che dovrebbero continuare a farsi sentire riguardano monitoraggio e diagnostica a distanza di asset e operazioni; near-shoring delle operations; resilienza della catena di fornitura e ripensamento degli ecosistemi; potenziale aumento dell’attività di fusione e acquisizione in tutta la produzione; uso continuato di modelli di lavoro ibridi (lavoratori che alternano modalità remote e in loco).
Dati e connettività supportano nuovi modelli di lavoro agile sorretti da digital skills
Prima dell’emergenza COVID-19, lo smart working risultava ancora poco utilizzato. Come riporta “Italia 2021 – Competenze per riavviare il futuro”, la piattaforma di discussione promossa da PwC Italia in media partnership con Sky per condividere idee, sviluppare proposte e progettare azioni con i massimi esponenti del mondo delle istituzioni, della finanza e dell’impresa, in particolare la sezione “Il futuro del settore manufatturiero Italiano”, solo il 9% delle aziende manifatturiere (10% delle imprese in generale) offriva tale possibilità ai propri dipendenti.
Su questo fronte, l’emergenza sanitaria globale non ha fatto altro che accelerare l’utilizzo di modelli operativi nuovi per adattarsi alle necessità di distanziamento sociale e al blocco delle attività commerciali e produttive. E questa forte propensione al cambiamento ora deve essere sfruttata per disegnare un approccio integrato che comprende spazi di lavoro (on-site e da remoto), tempi di spostamento casa-lavoro, organizzazione della forza lavoro, competenze indispensabili per eccellere nel nuovo contesto, performance dei team dislocati e tecnologie.
E visto lo scarso livello di maturità digitale dell’Italia rispetto alla media europea, al 25esimo posto su 28 paesi UE nella classifica 2020 del Digital Economy and Society Index (DESI), l’Italia deve intraprendere un percorso di trasformazione e formazione digitale anche attraverso programmi di up-skilling digitale per un ritorno dell’investimento in nuove soluzioni digitali (es. applicate alle operations, supply chain e ai canali di vendita) ma anche per un’efficiente gestione del lavoro da remoto. Di fronte alla centralità di Internet messa in evidenza dall’emergenza “Covid”, che ha imposto un processo accelerato di digitalizzazione dei servizi pubblici e delle attività economiche, la necessità di avviare un’effettiva svolta digitale rappresenta per l’Italia l’ultima chiamata per realizzare un’efficace strategia generale di modernizzazione del Paese.
Gli investimenti volano di ripresa del manifatturiero che va verso il green
L’Indice destagionalizzato Pmi IHS Markit del settore manifatturiero italiano è aumentato a febbraio al livello maggiore in 37 mesi posizionandosi a quota 56,9, in salita dai 55,1 di gennaio. La produzione manifatturiera e i nuovi ordini sono cresciuti ai tassi maggiori da tre anni per via del sostenuto aumento della domanda riportato dalle aziende intervistate. I produttori manifatturieri hanno di conseguenza assunto più personale a livelli mai osservati da metà 2018, mentre rimangono storicamente elevate le previsioni sull’attività dell’anno prossimo.
Nell’ipotesi di una gestione efficiente dell’emergenza sanitaria l’analisi Prometeia-Intesa San Paolo prevede per il biennio 2021-22 un significativo rimbalzo del fatturato manifatturiero, nell’ordine del 6,8%, sulla spinta dei fondi europei che riattiveranno il ciclo degli investimenti, soprattutto in ottica green.
Una quota rilevante di tali fondi (almeno il 37%) sarà destinata alla transizione green: tra gli obiettivi UE l’abbattimento delle emissioni inquinanti e una spinta all’innovazione tecnologica, che già oggi le vale la prima posizione nel ranking mondiale dei paesi brevettatori di tecnologie legate alla mitigazione dei cambiamenti climatici, davanti agli Stati Uniti.
L’Italia appare ben posizionata nella corsa verso la neutralità climatica europea: sempre secondo i risultati Prometeia-Intesa San Paolo emerge come il manifatturiero italiano sia il secondo meno intensivo in termini di emissioni dopo quello tedesco e davanti a quello di Francia e Spagna, grazie anche allo sforzo innovativo delle imprese, evidenziato dalla quota di mercato del 5,1% sui brevetti green europei destinati ai processi manifatturieri.
Le previsioni per il biennio 2021-2022
La riconversione del tessuto manifatturiero in chiave ambientale e digitale sosterrà un recupero più vivace dei settori produttori di beni di investimento nel biennio 2021-22, quali Meccanica e Autoveicoli e moto, che faranno da traino all’Elettrotecnica e ai settori produttori di intermedi attivi lungo la filiera. In generale, infatti, la svolta verde impone di ripensare l’intero sistema industriale, agendo su circolarità e scelta di nuovi materiali e prodotti con elevati standard ambientali, sempre più prioritari anche per consentire alle imprese di essere partner di riferimento sui mercati internazionali.
Il riavvio della crescita economica nel biennio 2021-22, consentirà alla redditività di recuperare in parte quanto lasciato sul terreno nel 2020, ma senza tornare sui livelli pre-Covid. La velocità di ripresa sarà strettamente legata alla ripartenza del ciclo degli investimenti, che farà da traino al recupero di competitività del nostro sistema industriale. Al contempo, un robusto piano di incentivi focalizzati su rottamazione, ristrutturazioni, risparmio energetico e sostenibilità ambientale risulterà fondamentale per sostenere la domanda dei consumatori a riattivare l’economia.
Il ruolo di Cisco nel New Normal del manifatturiero
Considerata la sempre più diffusa adozione dell’Internet of Things all’interno del comparto manifatturiero, meglio nota come Industrial Internet of Things (IIoT) e la sempre più convinta convergenza tra i mondi IT e OT, la necessità di una rete di prim’ordine è sentita ai massimi livelli. La leadership di Cisco nelle reti intuitive può semplificare le operazioni e ridurre costi e tempi di inattività come unire le due anime dell’Information Technology e dell’Operational Technology in una produzione digitale che aumenta la produttività, amplifica la sicurezza e migliora l’efficienza operativa. Inoltre, le soluzioni wireless connettono in modo sicuro e affidabile macchine, database e persone, e combinano strategicamente il wireless con le reti cablate.
Inoltre, la consolidata expertise in ambito Cybersecurity, fa di Cisco il partner ideale di tutte quelle aziende che hanno bisogno ora più che mai, vista la superficie di attacco hacker sempre più estesa a tutti gli impianti e le operazioni, degli strumenti necessari per rilevare flussi di traffico sospetti, violazioni delle policy e dispositivi compromessi nell’ambiente della smart factory. La tecnologia Cisco aiuta a ridurre i rischi su tutto il traffico, crittografato o meno che sia, anche in termini di identificazione del come, quando, dove e perché utenti e dispositivi si connettono alla rete. Il tutto concorre a evitare il rischio di incappare in danni fisici, tempi di inattività degli impianti e violazioni dei dati dei clienti e della proprietà intellettuale.
Accanto alle soluzioni più di carattere tecnologico, Cisco abbina un ecosistema di consulenza e supporto tecnico che guida passo passo le imprese nella realizzazione rapida degli investimenti tecnologici riuscendo a ricavarne presto il valore sperato. Infine, lavorando assieme a Cisco, si ottiene direttamente l’accesso ad un altrettanto ampio ecosistema di partner industriali come software provider, system integrator e industry technology vendors, che che facendo leva, per esempio, sull’edge computing aiutano a connettere apparecchiature legacy a reti Ethernet per comunicazioni e insight in tempo reale.
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