Uno degli errori più comuni che si può commettere quando si parla di Internet of Things è quello di considerarlo come una tecnologia indipendente, capace cioè di vivere di vita propria. In realtà per rispondere alle esigenze aziendali è necessario che l’IoT sia affiancata da una serie di tecnologie di supporto – che vanno dall’analisi dei dati alla blockchain – e dalla scelta di standard aperti, che possano consentire alle diverse componenti di interoperare senza difficoltà. È questo, in estrema sintesi, il pensiero di Maciej Kranz, Vice President Corporate Technology Group di Cisco, grande esperto in materia di IoT, che non nasconde come, nonostante i progressi, ci siano ancora alcune problematiche che ad oggi rallentano lo sviluppo del settore.
I frutti della collaborazione IoT-AI
Ecco perché la collaborazione con le altre tecnologie diventa un imperativo: particolarmente importante in questo senso appare la combinazione di IoT, analytics e Intelligenza artificiale (AI) che, se opportunamente integrati, possono consentire l’elaborazione in tempo reale dei dati, in luogo della tradizionale analisi centralizzata. Quello tra AI e IoT appare già un rapporto ben consolidato: l’internet delle cose è sì la fonte di dati in tempo reale per le applicazioni AI, ma spesso è anche il mezzo operativo che traduce in azione le decisioni suggerite dai software di intelligenza artificiale. Non è un caso che l’AI stia già trasformando molte applicazioni di produzione industriale, in particolare in un’ottica di manutenzione predittiva ma non solo.
La necessità del fog computing
Per quanto riguarda invece l’analisi dei dati, occorre che l’IoT sposi definitivamente la logica del fog computing, o edge computing. Sino a poco tempo fa, l’analisi dei dati generata dai dispositivi avveniva nel cloud, dove erano convogliate centralmente tutte le informazioni, via Internet. Il passaggio dei dati tramite la rete espone però al pericoloso problema della latenza, che mal si adatta con la necessità di tempo reale tipica dell’Internet of Things. Con il fog computing, invece, l’analisi dei dati avviene ai margini della rete, più vicino possibile al luogo dove vengono fisicamente generati i dati. In questo modo eventuali avvisi “urgenti” possono essere recapitati immediatamente, consentendo di intervenire con tempestività.
In aumento l’attenzione alla sicurezza
Altro punto cruciale per lo sviluppo futuro dell’IoT, in passato magari trascurato, è quello relativo alla sicurezza. Fortunatamente oggi tutti i principali vendor del settore stanno effettuando investimenti in questo senso; inoltre, ci sono importanti lavori in corso su standard, interoperabilità, certificazione e formazione in ambito sicurezza. Anzi, si può affermare che una buona parte delle aziende che hanno a che fare con l’IoT si stanno spostando verso vere e proprie architetture di sicurezza complete, basate su policy e gestite da team che fanno capo alla figura del Chief Security Officer.
Il contributo di Droni e Blockchain
Ci sono poi una serie di tecnologie che, pur non essendo magari del tutto fondamentali al funzionamento vero e proprio dell’IoT, possono giocare un importante ruolo complementare. Una di queste è sicuramente la blockchain, un vero e proprio database distribuito che rende possibile la tracciabilità – a prova di manomissione e certificata – praticamente di qualunque prodotto/servizio o interazione. Questa capacità può essere sfruttata anche nell’IoT: esistono società energetiche che stanno prendendo in considerazione la blockchain per la gestione delle interazioni tra i pannelli solari e la rete elettrica, mentre le case automobilistiche la stanno valutando come un’opzione per autenticare i contatti che avvengono tra i veicoli connessi e l’infrastruttura stradale. Un ulteriore supporto all’IoT può arrivare dai droni, che spesso vengono trattati come un classico dispositivo consumer, mentre invece possono essere di grande ausilio alle attività di business, specialmente se opportunamente combinati con intelligenza artificiale, blockchain e fog computing. Un mix di questo tipo, ad esempio, può aiutare a tracciare in maniera efficace le mappe di luoghi remoti e difficili da raggiungere.
Standard aperti e interoperabili
È facile da capire, però, che la collaborazione tra queste tecnologie e i dispositivi IoT può avvenire soltanto se la comunicazione risulta fluida ed efficace. Questo spiega la ragione, accennata in precedenza, della necessità di standard aperti che consentano l’interoperabilità. Fortunatamente, rispetto al caos di sovrapposizioni che si poteva osservare ancora qualche anno fa, oggi si sta andando verso una maggiore standardizzazione: tra i nuovi standard di riferimento c’è il Time Sensitive Networking (TSN), sviluppato dallo IEEE (Institute of Electrical and Electronics Engineers), pensato per soddisfare i requisiti in materia di produzione e sicurezza. Più generale, il mondo IoT è ormai interessato da numerosi consorzi e gruppi di lavoro trasversali che operano per creare standard di riferimento e rendere più aperte le tecnologie. La conclusione di Kranz è che, dunque, nel mondo aziendale si siano fatti molti passi in avanti per rendere l’IoT una tecnologia capace di portare valore aggiunto al business. In ambito consumer, invece, c’è ancora molta strada da fare, in particolare per quanto riguarda l’approccio verso la sicurezza e la disponibilità di standard aperti.