«La vera competizione del futuro non sarà tra le imprese, ma tra i territori che sanno esprimere imprese e soprattutto competenze». La chiave di volta per capire il valore dei progetti legati all’Impresa 4.0, alle Connected Factory, all’innovazione da “fantascienza” della simulazione di guida, e alla Collaboration è racchiuso, per Dallara, nella capacità di agganciare l’innovazione all’identità e al valore del territorio.
«La competitività arriva dalla capacità di far crescere non solo l’impresa ma il contesto territoriale nel quale si colloca, nel rispetto e nella valorizzazione delle persone, delle competenze e della sua identità».
Andrea Pontremoli, CEO di Dallara con una lunga esperienza nel mondo dell’Information Technology e del digitale ai massimi livelli (è stato tra l’altro CEO e Presidente di IBM Italia n.d.r.) per raccontare l’innovazione di una azienda di eccellenza in un settore ad altissima competitività come quello delle vetture da corsa, parte prima di tutto dalle competenze. E non a caso la progettualità 4.0 che la società di Varano de’ Melegari ha messo in pista (è proprio il caso di dirlo) con il contributo delle soluzioni e delle competenze Cisco, parte prima di tutto dalle persone e passa costantemente e ancora dal coinvolgimento delle persone. «Le aziende stanno diventando delle enormi fonti di dati, ma i dati devono diventare informazioni e si trasformano in decisioni attraverso le competenze, l’intelligenza, l’esperienza e la sensibilità delle persone». Al digitale spetta il compito di amplificare la capacità di conoscenza e di gestione della conoscenza delle persone.
Collaborazione al cuore dell’Impresa 4.0
Parte da queste premesse la progettualità 4.0 di Dallara dove troviamo da una parte il grande tema legato alla Collaboration, che consente lo sviluppo di un nuovo modo di concepire la progettazione e di condividere informazioni ed esperienze e dall’altra i temi della Connected Factory e dei Connected Product.
Ma Pontremoli non dimentica di ricordare che il “nuovo modo di lavorare” è a sua volta stesso un valore, un vantaggio competitivo e addirittura un nuovo servizio «che può permettere anche ad altre aziende di conquistare un vantaggio competitivo, lavorando sull’efficienza o sulla qualità» e lo è soprattutto se arriva da un’azienda come Dallara che ha nel proprio DNA la «ricerca costante dell’eccellenza». In questo senso l’approccio alla collaborazione per Dallara nasce, secondo Pontremoli, prima di tutto da una necessità e da una prospettiva di tipo culturale, dalla prospettiva di attuare nuove forme di condivisione della conoscenza più agili, più efficienti che permettano alle persone di disporre di tutti gli strumenti, di tutti i dati e di tutte le competenze necessarie alla comprensione dei temi che devono essere affrontati».
Collaboration con Cisco Spark
La collaborazione peraltro è per una realtà in un settore complesso e competitivo come l’Automotive una strada obbligata: «Nessun ingegnere per quanto bravo non sarà mai in grado di progettare da solo una vettura da competizione». La differenza dunque la fanno le scelte tecnologiche e organizzative che permettono di raggiungere determinati risultati. Da qui la necessità di trovare forme di eccellenza anche nel modo di permettere alle persone di lavorare meglio e sul fronte della Collaboration la progettualità 4.0 di Dallara fa leva sulla piattaforma e sulle competenze di Cisco Spark.
Tre aree di eccellenza: fibra di carbonio, aerodinamica e simulazione
Ma prima di arrivare alla Collaboration è utile fare un passo indietro alle tre aree di competenza e di eccellenza che definiscono l’identità di Dallara:
- la fibra di carbonio, sia come gestione del materiale sia come progettazione
- l’aerodinamica da identificare anche nella galleria del vento
- la simulazione, con tutti i servizi e le competenze che accompagnano questo tipo di “servizio” e che più di altri, contribuisce a fare della società di Varano de’ Melegari una “Big Data o Data Science company”
Galleria del vento e Stampa 3D
«La fibra di carbonio – spiega Pontremoli – è una competenza che riguarda il materiale, la sua gestione e che si collega ovviamente alle competenze legate alla progettazione basata su questo stesso materiale. Una eccellenza che è a sua volta correlata a una infrastruttura che si chiama Galleria del Vento e a un centro di stampa 3D che Dallara ha avviato e attivato da oltre 16 anni quando ancora la Stampa 3D era sperimentazione e innovazione». Queste competenze e soluzioni per l’aerodinamica permettono di utilizzare un modello in scala (50-60%) e, come spiega Pontremoli, permettono di fare «il contrario di quello che accade nella realtà». Sulla strada o in pista è l’auto che si muove in un contesto stradale che resta ovviamente fermo. Nella Galleria del Vento è invece l’auto che resta ferma, mentre sono la strada e il “vento” che si “muovono”.
Un pilota alla guida di modelli matematici
La terza competenza Dallara è nella simulazione, ed è rappresentata in sintesi da un simulatore che ospita un pilota, che si muove nello spazio di 8 metri generando dati che vengono “dati in pasto” a supercomputer e da una ricchezza straordinaria di competenze sullo sviluppo di modelli matematici che permettono a quel pilota (da sottolineare, pilota vero, in carne e ossa n.d.r.) di “guidare a tutti gli effetti una macchina che non è mai stata costruita”. Un pilota che con questo simulatore si trova a “guidare dei modelli matematici”, ma provando esattamente le stesse sensazioni e paure della pista. Anzi di tante piste diverse in tante condizioni diverse, con una rassegna di ipotesi di lavoro, di simulazioni che non sarebbe possibile sperimentare nella realtà. Questo permette di sperimentare prodotti che non ci sono, o consente di disegnare vetture espressamente pensate sulle caratteristiche di determinati circuiti o di determinati stili di guida o addirittura su uno specifico pilota per una determinata pista in determinate condizioni. In una parola una estrema precisione che si ottiene lavorando sui dati. Trasformando la realtà in dati con la simulazione si fornisce una interpretazione delle realtà possibili nelle condizioni che si ritiene di esplorare e di testare, per trasformare poi questi dati in informazioni e poi in strumenti decisionali. Per le decisioni del pilota, per i progettisti e per tutte le competenze coinvolte nella realizzazione di nuovi progetti.
«Il simulatore – prosegue Pontremoli – è uno strumento straordinario per fare innovazione. E se si parte dal principio che l’innovazione nasce dall’errore questa è una meravigliosa macchina che permette di “sbagliare a basso costo”». Interessante poi che sul tema della simulazione e della possibilità di “sbagliare a basso costo” l’interesse verso le competenze di Dallara non si fermi al solo ambito delle corse, ma si stia allargando ad altri settori, anche molto lontani da questo tipo di progettualità, che, come ad esempio Banche e Finanza, guardano con grande attenzione a questa possibilità di fare simulazione e sperimentazione.
Impresa 4.0: benefici per il territorio e per l’occupazione
Ma torniamo all’Impresa 4.0 di Dallara. L’importanza del territorio dunque, le tecnologie e, soprattutto, come tiene a ripetere Pontremoli, nelle risorse umane. «Il vero grande valore in un’azienda supertecnologica – osserva – non è nella tecnologia, ma è nelle persone». Ovviamente persone che sanno usare al meglio le tecnologie e che, come abbiamo visto, sanno “lavorare con i dati ed estrarre valore dai dati”. Tanto che questo insieme di eccellenze hanno permesso alla società fondata da Gianpaolo Dallara e guidata da Andrea Pontremoli di passare in dieci anni da 107 persone a più di 620 e di fare di un piccolo centro della Val Ceno in provincia di Parma una realtà di eccellenza non solo nell’Automotive, ma nella capacità di fare Impresa 4.0 e di lavorare sui Big Data.
La roadmap Impresa 4.0
Ma come si fa a costruire un percorso Industry 4.0 prima e Impresa 4.0 oggi attorno ad asset come la fibra di carbonio, l’aerodinamica e la simulazione?
Pontremoli lo spiega partendo dalle vetture:
«Le performance di una vettura da corsa dipendono al 15% dal motore, al 35% dal peso e al 50% dall’aerodinamica». Ecco una prima risposta alla scelta di “posizionamento” su queste competenze e sul simulatore che serve tra l’altro a mettere assieme tutti i modelli matematici che sottostanno alla progettazione.
Se si guarda all’ambito della fibra di carbonio ci si muove in un contesto specifico di manufacturing dove, come spiega Pontremoli: «assistiamo a un cambiamento radicale nel concetto stesso di manifattura proprio perché il digitale sta entrando a tutti gli effetti nel prodotto».
L’esempio della gestione della fibra di carbonio è significativo per capire le logiche dell’Industria 4.0 e dello sviluppo verso i Connected Product. Il prodotto “fibra di carbonio” nasce grazie a un processo di sviluppo di un tessuto con trame diverse impregnate con una resina che polimerizza a una certa temperatura. Lo skill per la gestione di questa procedura di lavorazione è molto simile a quello della sartoria, e non a caso ci sono figure e competenze che arrivano proprio da quel mondo. Ma la vocazione multidisciplinare dell’Impresa 4.0 si esprime nella lavorazione della fibra di carbonio, non solo per le connessioni con il mondo “fashion”. Un’altra caratteristica della fibra di carbonio attiene alla gestione dell’ambiente nel quale viene lavorato. La fibra va tenuta al freddo a -17° e «come lo yogurt» ha una scadenza, ovvero dopo un certo arco di tempo perde le sue caratteristiche. «Per garantire la miglior qualità del prodotto finale – racconta Pontremoli – devo essere certo che durante le fasi di lavorazione la fibra è sempre stata nella catena del freddo e non ha subito passaggi in condizioni diverse da quelle ottimali». E proprio per questo dentro ai rotoli di fibra che vengono prodotti ci sono dei sensori che permettono di conoscere tutti i dati legati al materiale, alla sua scadenza, all’uso che ne è stato fatto. Informazioni che permettono di capire se sono stati rispettati sempre i parametri legati alla temperatura in modo da garantire la migliore qualità possibile del prodotto finito.
Analogie con il tessile e con la foodchain
Pontremoli invita a vedere in questa gestione delle competenze che sono specifiche della gestione della catena alimentare. Una sorta di foodchain del mondo Agrifood per la fibra di carbonio con modalità operative e organizzative che sono del tutto simili a quelle che devono garantire la qualità e la certificazione del nostro cibo.
E arriviamo a un altro componente del progetto 4.0 di Dallara e al ruolo e alla collaborazione con Cisco nell’ambito dell’Impresa 4.0. «La digitalizzazione permette di gestire questo tema – spiega Pontremoli -, l’intelligenza associata ai rotoli delle fibre di carbonio e il lavoro sui dati che vengono trasmessi e gestiti permette di ottimizzare al meglio la gestione della fibra, consente di ottenere una riduzione degli scarti, un migliore utilizzo del rotolo per tutta sua vita utile e una programmazione di tutte attività di produzione, mettendo in relazione le scadenze dei materiali utilizzati con le scadenze dei progetti da consegnare». Se si immagina questa organizzazione moltiplicata per circa 70 tipologie di fibra di carbonio che devono essere combinate con le date di scadenza, con la programmazione legata alla lavorazione dei vari progetti, si può capire sia la mole dei dati sia la mole dei vantaggi che si possono ottenere.
«Con Cisco – spiega – si sta lavorando per avere un controllo totale su tutti i materiali su un Cloud privato e con la massima sicurezza». E il tema della sicurezza in tutte le sue declinazioni sta poi molto a cuore a Pontremoli che ricorda una delle tante evoluzioni della società che è passata da una situazione con il 90% del fatturato realizzato grazie alla progettazione di vetture da corsa alla situazione attuale dove il 50% del fatturato è invece generato dalla consulenza «e lavorando come consulenti per grandissimi marchi su progetti strategici è quanto mai importante rispettare delle rigorosissime regole sulla sicurezza dei dati e sulla loro riservatezza».
Dai Connected Product alla Connected Factory
Vediamo in questo racconto il passaggio naturale dai Connected Product alla Connected Factory. Un altro grande valore aggiunto per la gestione della progettazione dei servizi ai clienti è infatti da individuare nella capacità di sapere sempre, in qualsiasi momento e in tempo reale, dove sono i vari manufatti, a che punto sono della lavorazione e quali sono gli impegni e le aspettative del cliente. Questo è un altro grande tema Industry 4.0 che appunto ci conduce nella Connected Factory e che impatta direttamente sul modello di business dell’azienda. Se si pensa che una voce importantissima nel fatturato è legata alla fornitura di pezzi di ricambio si può capire che la massima efficienza nel mettere a disposizione questi componenti incide direttamente sulle perfomance a livello di vendite. Se poi si pensa che ogni fine settimana ci sono almeno 300 vetture Dallara in gara in ogni parte del mondo e che a fronte di questa straordinaria capacità competitiva la società deve essere nella condizione di rimettere in pista tutti i team clienti nel più breve tempo possibile a fronte di incidenti che comportano la sostituzione, nel più breve tempo possibile di tutte le parti compromesse.
Dunque velocità nel rifornire ciascun team con i pezzi necessari vuol dire avere i dati sui pezzi da cercare nel più breve tempo possibile. Ma vuole anche dire, ad esempio, un controllo in tempo reale delle vetture in corsa, e naturalmente magazzini nei quali recuperare i pezzi disponibili, piuttosto che una capacità produttiva, anche questa in tempo reale, per realizzare i pezzi non disponibili. Perché tempo una settimana i team scendono di nuovo in pista e devono tornare ad essere competitivi.
È la grande sfida di una azienda che “vende velocità”. E la velocità nel permettere di “far correre” la settimana successiva i team rappresenta un vantaggio competitivo. Ecco che la Connected Factory permette la integrazione tra prodotti che generano dati e la capacità produttiva che leggendo il comportamento dei prodotti è in grado di intervenire già nella fase di progettazione per evitare determinate problematiche di funzionamento. E la capacità di portare in produzione un prodotto finale in grado di comunicare direttamente con Dallara il suo funzionamento e il suo comportamento permette di conoscere informazioni sulla sua “vita” reale in pista e sul comportamento della vettura e permette di essere ancora più veloci nella sua eventuale sostituzione.
Il ruolo del simulatore
Ma la sintesi più affascinante per capire come si “progetta” la velocità, pensando tanto alle performance quanto alla sicurezza, è rappresentata dalla simulazione. Il simulatore è un progetto avviato nel 2011 con un investimento importante e con una grande sfida che è un po’ il senso della ricerca dell’eccellenza di Dallara.
«All’epoca – racconta Pontremoli – i progettisti “tradizionali” coinvolti su questa sfida che voleva simulare una realtà veramente complessa come quella della guida in gara su percorsi diversi, con vetture diverse in molteplici condizioni che cambiano a loro volta nel corso della simulazione e con piloti ovviamente diversi, era apparsa come un progetto impossibile. A quel punto ricorda Pontremoli abbiamo assunto 14 neolaureati. Loro “non sapevano che era impossibile” e lo hanno progettato.
Da qui il trucco di coniugare la libertà di chi sa progettare senza “barriere” e condizionamenti con l’esperienza di chi conosce e vive la realtà delle imprese e sa poi mettere a terra i progetti anche in termini di modello di business.
A differenza dei simulatori di volo che erano ovviamente come noto già diffusi la creazione di un simulatore che sapesse gestire anche il fattore “terra” o “gomme” dove si trasferiscono tutte le forze della vettura rappresentava una grande novità e un fattore di grande complessità rispetto alle variabili che incidono tipicamente nella simulazione di volo.
Anche per questo il simulatore è una sorta di metafora di un nuovo modo di lavorare delle aziende più innovative. Il pilota è in grado di decidere quale tipologia di pneumatico è più adatta per una determinata gara su un determinato percorso anche se tanto la vettura quanto i pneumatici non sono stati realizzati, ma solo ideati, pensati e simulati con modelli matematici per una azienda che vuole disporre di fatto di dati che le permetteranno di progettare con la massima precisione il prodotto che effettivamente servirà ai suoi clienti e al suo mercato, senza sprecare risorse nella costosa realizzazione di prototipi da sottoporre ad altrettanto costosi test. Un modo di approcciare l’innovazione e lo sviluppo di prodotti che appunto non vale solo nell’Automotive, ma potenzialmente in tutti settori che vivono di innovazione o che trovano nell’innovazione il loro principale vantaggio competitivo.
Dai dati alle informazioni, dall’informazione alla conoscenza
Tutto questo cambia anche il modo di lavorare, di progettare, di collaborare e mette a disposizione delle aziende anche la possibilità di cambiare il proprio modello di business.
Il lavoro sull’Impresa 4.0 con Cisco, conclude Pontremoli, riguarda anche tutto il tema della collaborazione. Abbiamo competenze estremamente diverse che risiedono in luoghi diversi anche molto lontani (una sede di Dallara è negli Usa a Indianapolis n.d.r.). Con Cisco abbiamo avviato un progetto di Smart Working che tiene a precisare Pontremoli rispetta prima di tutto il tema della Socialità tra le persone. Perché è importante tanto la componente delle persone che lavorano tra loro assieme, quanto quella degli strumenti che lavorano insieme alle persone in una logica che parte dai dati e che porta le persone a trasformare i dati in informazioni e a lavorare, insieme, anche se in luoghi molto diversi, sulle informazioni, che servono e devono servire per diventare conoscenza e per permettere alle persone di prendere le migliori decisioni.
Per una società che fa il 96% del fatturato fuori dall’Italia con un 1/3 di vendite negli Usa, 1/3 è in Europa e il restante nel resto del mondo con prodotti che “parlano” e che parleranno sempre di più e con un ruolo sulla consulenza sempre più importante anche in nuovi settori, appare evidente che la ricerca dell’eccellenza passa sempre di più dalla capacità di far crescere la collaborazione tra tutte le migliori competenze.